In seguito ad una breve introduzione dei lavori da parte di Alessandro De Nicola, Presidente di Adam Smith Society e Carlo Di Primio Presidente dell’AIEE, Vittorio D’Ermo, direttore dell’Osservatorio Energia e Vicepresidente dell’AIEE, ha fornito una panoramica della situazione energetica nazionale analizzandola sul fronte della domanda e per fonti, cercando quindi di capire e dimostrare quelli che sono i settori maggiormente interessati dal processo di transizione energetica e quali sono i punti realisticamente raggiungibili dal nostro sistema-paese.
Successivamente si sono svolte due tavole rotonde moderate da Antonio Cianciullo, giornalista de “La Repubblica”.
La prima dal titolo: Il permitting delle rinnovabili: uno strumento da innovare e semplificare, ha visto intervenire Guido Bortoni, Senior Adviser, DG-Energy (DDG1) della Commissione Europea, che ha sottolineato come sia impellente predisporre strumenti efficaci ed efficienti ed un sistema autorizzativo funzionale, volti a superare le reticenze di molti territori. “La Rec – ha continuato Bortoni – è un centauro: per metà è un consorzio di cittadini che aderiscono volontariamente a un’iniziativa rinnovabile e che hanno come ritorno la fornitura di elettricità o introiti economici; l’altra metà devono essere operatori professionisti, che danno due vantaggi: la specializzazione del mestiere e soprattutto la dimensione delle iniziative, che consentono di sfruttare le economie di scala. Oggi passando da una taglia 1 a una 2 è possibile far scendere i costi unitari del 20%”;
Luca Bettonte, Amministratore Delegato Erg, ha ribadito quanto sia delicata la questione delle autorizzazioni spesso negate da parte del ministero dei beni culturali.
Gianfilippo Mancini, Amministratore Delegato Sorgenia ha sottolineato come la convergenza tra politica, economia ed energia deve ricadere sul piano valoriale. È impossibile pensare che si realizzi una transizione senza una forte etica che la guidi ed in questo, secondo il manager, risiede la distanza reale tra obiettivi e volontà generale dei governi.
Federico Merola, Amministratore Delegato, Arpinge, ha posto l’accento sulla necessità di una corretta allocazione economica volta a contenere i rischi sistemici, puntando sulla trasparenza e su un sistema regolatorio chiaro.
Per Nicola Monti, Amministratore Delegato, Edison, il PNIEC ha posto obiettivi ambiziosi senza definire come fare per raggiungerli, ponendo poi l’accento sulla necessità di strumenti che permettano di fare investimenti, utilizzare PPA, educare i consumatori a sottoscrivere contratti di medio lungo-termine, capire in quali aree del Paese agire (in ambito FER), dove installare nuovi impianti e quali sono i territori più efficienti (livello di ventosità).
Simone Mori, Presidente, Elettricità Futura, ha ribadito come il grande ostacolo sia l’inefficienza amministrativa unita ad un ruolo ostruzionista delle sovrintendenze, auspicando un’armonizzazione necessaria del sistema a tutti i livelli.
Secondo Salvatore Pinto, Presidente, Axpo, il paradigma deve cambiare, non solo attenzione ai costi ma anche e soprattutto una forte etica ambientale.
Marco Peruzzi, Presidente, E2i, ha ripreso il tema del PNIEC sottolineando come il raggiungimento degli obiettivi necessiti di impianti all’avanguardia. È necessario infatti intervenire dimezzando gli impianti esistenti e aumentandone la produzione, con procedure abilitative semplificate se l’impianto non comporta l’incremento dell’area interessata, evitando quindi un ulteriore sfruttamento del suolo. Ha poi proposto di adoperare una credit tax commisurata alle emissioni evitate di CO2, coerentemente con le revisioni della fiscalità europea e nazionale e i PPA, strumento opportuno e necessario.
Infine, Carlo Zorzoli, Head of Business Development, Enel Green Power, ha posto l’attenzione sulle tempistiche di autorizzazione, che in Italia raggiungono i 60 mesi per un impianto eolico contro i 24 della Spagna e di altri paesi, ritardo che comporta obsolescenza delle tecnologie; gli impianti in Italia sono basati su piattaforme più vecchie e più care degli altri, e molto spesso con una produttività più bassa.
In Italia le tempistiche di raggiungimento degli obiettivi europei con le attuali procedure burocratiche sono da moltiplicare per 7 con l’eolico e 15 col fotovoltaico.
Soluzione plausibile: patto dei territori.
La seconda Tavola rotonda dal titolo: Dagli obiettivi globali alle azioni locali: il ruolo dello Stato e del Territorio tra nuove idee e proposte è stata introdotta da Stefano Besseghini, Presidente di ARERA, che ha ribadito che per conseguire gli obiettivi del PNIEC sia necessario adottare strumenti autorizzativi efficaci ed in relazione stretta con le nuove tecnologie, piu sostenibili ed efficienti. Ha continuato asserendo che “Le esternalità sono un problema grande che va preso in considerazione e fatto emergere. Non bisogna guardare solo al vantaggio prossimo e immediato ma al quadro complessivo. Da qui la scelta della neutralità tecnologica: dichiaro un obiettivo e poi definisco strumenti trasparenti. Oggi invece il concetto di neutralità è: ci dev’essere qualcosa un po’ per tutti”.
Ha continuato Edoardo Zanchini, Vicepresidente, Legambiente, ponendo l’accento sul fatto che la vera sfida è trovare le soluzioni giuste per accelerare la transizione, incentivando le comunità energetiche, sensibilizzare le comunità all’uso delle FER e facendo capire che possono trarne vantaggio.
Ha continuato asserendo che bisogna usare i territori già impiegati senza includere quelli agricoli e limitando le modifiche al passaggio. Sostituendo impianti eolici con impianti che producono di più (on shore o off shore o gallegianti)
Anita Pili, Assessore all’Industria, Regione Sardegna e Coordinatore, Commissione Ambiente delegata per la materia Energia), ha posto l’accento sul ruolo della politica, che ha il compito di governare fenomeni, pertanto deve lavorare in modo che la transizione venga affrontata adeguatamente. Rendere le comunità partecipi e protagoniste nelle attività, migliorare il processo autorizzativo (tempi certi e risposte certe) sono possibili soluzioni; inoltre bisogna individuare dei format da applicare in ogni regione uniformando il sistema. È necessaria una mappatura territoriale per ogni regione di quale siano i territori agibili per gli impianti.
Sul finire dei lavori, Tullio Berlenghi, Capo Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente, ha spiegato nel corso del suo intervento che ci sono procedure che potrebbero essere velocizzate anche con il quadro normativo vigente: “se si parla di semplificazione non si deve parlare di deregulation”. Se la normativa dovrà essere oggetto di revisione, ha specificato, “questo lo decide un altro organo che è il Parlamento. Per ora sono state fatte diverse proposte normative che si sono arenate, agganciate a vari provvedimenti. Se il Parlamento deciderà di modificare il quadro normativo noi ne prenderemo atto. Ciò che possiamo fare è applicare le regole vigenti e possiamo impegnarci a rispettare quello che prevedono queste norme”.