E’ stata diffusa dalla presidenza della Cop28 una nuova bozza di accordo che riconosce la necessità “di una riduzione profonda, rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo, in modo da raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050, come raccomandato dalla scienza“. Non viene più citata la parola “uscita” dai combustibili fossili mentre resta l’indicazione di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppio dell’efficienza energetica al 2030.
Il testo proposto dalla presidenza della Cop28 per raggiungere un accordo invita le parti ad “accelerare nelle tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra le altre, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione, comprese la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, e la produzione di idrogeno a basso contenuto di carbonio, in modo da potenziare gli sforzi verso la sostituzione delle tecnologie fossili nei sistemi energetici“.
La settimana scorsa, mentre i ministri intervenivano sui colloqui sul clima delle Nazioni Unite a Dubai, il cartello dell’OPEC, dei paesi produttori di petrolio, aveva esortato i suoi 13 membri, tra cui l’Arabia Saudita, e i paesi dell’OPEC+ a respingere qualsiasi accordo che mirasse a tagliare la produzione di combustibili fossili. L’appello ha scatenato un dibattito controverso durante il fine settimana mentre si cercava di arrivare ad un accordo prima della fine della COP28 prevista martedì.
Arabia Saudita e Iraq (membri dell’Opec) hanno ribadito il proprio no a citare l’uscita dai combustibili fossili nel testo finale della Cop28, affermando che non è il momento di abbandonare le fonti fossili perché sarebbe un danno per l’economia mondiale. Bisogna invece puntare sulla tecnologia.
Nella riunione con il presidente della Cop28 Sultan Al Jaber, l’Arabia Saudita ha chiesto di tenere in considerazione le sue “prospettive” e “preoccupazioni”. L’Iraq ha affermato che la riduzione e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei sussidi, “distruggerebbero l’economia mondiale e aumenterebbero le disuguaglianze“.
Questa azione è stata anche un ammissione da parte dell’industria petrolifera che questi colloqui sul clima rappresentano una minaccia al suo modello di business.
I combustibili fossili sono stati al centro dei colloqui sul clima di quest’anno dopo decenni in cui erano stati in gran parte assenti dai negoziati, nonostante fossero la forza trainante del riscaldamento globale.
Mentre i colloqui si avvicinano alla conclusione, i rappresentanti stanno lavorando per arrivare ad un accordo che possa ottenere il sostegno dei quasi 200 paesi che partecipano al processo. Spetterà alla presidenza degli Emirati Arabi Uniti della COP28 tentare di trovare un consenso. La bozza di testo a fine settimana aveva offerto diverse opzioni per un impegno a eliminare gradualmente i combustibili fossili, a certe condizioni. Alcuni osservatori hanno affermato che l’Arabia Saudita e il gruppo arabo di negoziatori hanno resistito a tale proposte, abbandonando anche una sala riunioni dove si stavano svolgendo dei colloqui a porte chiuse.
L’Arabia Saudita ha espresso le sue costanti preoccupazioni anche durante la sessione pubblica di domenica. Secondo quanto espresso dal segretario generale dell’OPEC Haitham Al Ghais “l’obiettivo deve essere quello di ridurre le emissioni, che è l’obiettivo principale dell’Accordo di Parigi, garantendo al tempo stesso la sicurezza energetica e l’accesso universale all’energia a prezzi accessibili”.
Ancor prima dell’inizio della COP28, i paesi erano consapevoli che coinvolgere l’Arabia Saudita nel sostenere l’eliminazione graduale dei combustibili fossili sarebbe stato estremamente impegnativo. Il petrolio rimane la spina dorsale dell’economia saudita, nonostante gli sforzi di diversificazione.
“Il fallimento o la mancanza di contenuti non è un’opzione“. Così il presidente della Cop28 Sultan Al Jaber si è rivolto ai giornalisti fornendo un aggiornamento sullo stato dei negoziati che “stanno facendo buoni progressi“. “Voglio che ciascuno sia pronto ad accettare compromessi“, ha detto Al Jaber in conferenza stampa. “le ragioni di ognuno saranno ascoltate”.
Poiché gli impatti dei cambiamenti climatici si sono accelerati e le opzioni alternative come l’energia eolica e solare sono diventate più accessibili, un numero crescente di paesi sta attirando l’attenzione sulla necessità di svincolare le proprie economie dal petrolio, dal gas e dal carbone. Questa spinta si sta rivelando una delle questioni più controverse della COP28, che si sta svolgendo in una regione che ospita alcuni dei principali produttori mondiali di petrolio e gas.